venerdì 25 gennaio 2013

Arrivare a casa con un bebè appena nato (parte 2)

Trovare la persona adeguata che ci sostenga durante il primo periodo in casa non è facile.
Deve essere capace di osservarci senza giudicarci, e poter "uscire di scena" per agire solo come "facilitatore" del vincolo che stiamo creando tra madre e figlio. Non importa che facciamo le cose per bene, l'importante è che abbiamo il "via libera" per l'incontro con il nostro essere più profondo, per cui con l'esserino che è appena nato. 
Le persone che ci sono accanto devono avere fiducia nel fatto che ogni relazione incontrerà la sua modalità, e possono aiutarci dicendoci che se ascoltiamo i messaggi dell'anima e seguiamo il nostro più intimo credo, troveremo il modo per incontrarci con nostro figlio.
 Queste persone sostenitrici devono compiere il ruolo di protettori del duetto e allo stesso tempo di guardiani. La contraddizione appare quando le persone a noi più vicine, e a volte il nostro partner, si converte in nemico dentro casa.
Per paura, o per mancanza di conoscenze, o per seguire ragioni esterne per non sbagliare, non credono alla naturalezza con cui ognuna di noi connette con il bebè,
soprattutto se il nostro comportamento sembra strano o del tutto sconosciuto fino ad allora. In questi casi vale la pena cercare sostenitori che comprendano ed appoggino le ambivalenze di un uomo che ha perduto i suoi parametri abituali.
Storicamente le donne contavano su "donne sagge" che conoscessero i misteri della Maternità ed accompagnavano le donne e la loro famiglia all'integrazione di un bebè che stravolge completamente tutti gli aspetti della vita quotidiana. 
Una doula, un'amica generosa, o anche un partner, possono adempiere al compito di incentivare la madre ad essere genuinamente chi sia, e vivere intensamente i cantucci emozionali del puerperio. Ovvio che si parla di un uomo maturo che non pensi a cosa stia ricevendo in questo periodo, se non che possa concentrarsi in cosa possa offrire. 
Il puerperio è un periodo in cui i segnali provengono dall'interno se facciamo in modo che appaiano.
La paura che ci prende al tornare a casa, ha a che fare son la solitudine che ci aspetta per divorarci.
O meglio la certezza di essere effettivamente ingoiate dalle persone che invadono la nostra vita quotidiana con consigli, ricette e giudizi sul nostro diventare madri. In questo modo ci sentiamo man mano sempre più inutili ed infantilizzate, convinte di non saper assumerci certe responsabilità, per cui la paura di non saper cosa fare cresce ogni giorni. In tal modo mettiamo da parte le nostre risorse interne con il danno di rovinare il viaggio verso una maternità cosciente. 
Arrivare a casa con un bebè dovrebbe essere un momento sacro, pieno di rispetto, silenzio e amore.
Possiamo riuscirci se contiamo su persone mature, rispettose e che ci sono già passate, desiderose di portarci per la mano per il cammino dell'auto-conoscenza personale attraverso la maternità. 


Laura Gutman

3 commenti:

  1. Non ci sono ancora passata ma sono mesi che pratico yoga con altre mamme e un'ottima insegnante e finora mi ha aiutato molto a prendere coscienza di quello che stava succedendo e imparare tante pratiche consigliate (che proverò...finora è solo teoria!) per affrontare la maternità ma anche il rientro nel modo più naturale possibile. Secondo il Kundalini Yoga che ho seguito io addirittura i primi 40 giorni del bimbo dovrebbero essere trascorsi solo con la mamma e il papà. Certo, non è possibile, con tutti i parenti e gli amici che giustamente vogliono vedere il piccolo ma è una teoria che consiglia comunque di allontanare quantomeno chi, appunto, si sente in diritto (innocentemente, magari) di mettere bocca su tutto, darti consigli o giudicare. Questo proprio per non influenzare il "campo energetico" del bambino, che ancora è fragile. A me sembra ragionevole. In questo senso è utile il ruolo del papà, che dovrebbe fare un po' da "filtro" e non permettere che intorno a mamma e figlio si crei troppo "caos". Per quanto riguarda le amicizie, poi, sempre la stessa teoria consiglia che chi vuole dare una mano alla mamma, nei primi 40 giorni, lo faccia nei termini come: "ti faccio la spesa? Ti sistemo qualcosa in casa?" e non, come spesso accade, tenendo il bambino al posto della madre, pensando così di lasciarla libera di occuparsi della casa. Dovrebbe, insomma, essere il contrario, semmai! Questo nella teoria...quando avrò avuto il piccolo saprò dire come sarà nella pratica! Ma intanto volevo parlarne perché è una teoria che mi affascina, almeno su carta... chissà :)

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  2. ciao Wish! sono assolutamente in accordo con te e sulla teoria del Kundalini Yoga che prevede la quarantena o puerperio soli mamma, papà e bebè, sul suo campo energetico e sul ruolo del papà. Ma voi dovrete preoccuparvi di voi tre e di nient'altro, per cui cercate di avere la faccia tosta e di dire ai familiari e amici vari di non venire a fare visite almeno nelle prime tre settimane di vita. Se hai bisogno di aiuto apri la porta di casa solo a persone in grado di capirti ed ascoltarti, non avrai bisogno di consigli, solamente credere in te stessa. Io l'ho imparato con il secondo bebè: le poche persone che entravano in casa dovevano portarmi zuppe, brodi e lenzuola lavate per rifarmi il letto, mi sono fatta proprio coccolare. Se vuoi conosco S.O.S. Titti che si occupa di accompagnare le mamme nel puerperio, counselor allattamento materno e capace di darti le informazioni utili per una maternità cosciente,l'ha fatto anche con me. Contattala su fb! In bocca al lupo!

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  3. Rileggere queste righe a distanza di tempo mi ha commosso. Grazie!

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