venerdì 1 novembre 2013

Digli/dille che l@ ami!

Chiudiamo gli occhi e ricordiamo la cosa più bella che ci abbiano detto i nostri genitori: "principessa... re della casa... vita mia... sei un incanto... tesoro... cuoricino... amore mio... che bello... che intelligente..."
Stiamo sorridendo?

A volte alcuni di noi non riescono a riportare alla memoria questi ricordi e, al posto loro appaiono, senza nessun permesso: "che tonto che sei... sai solo dire bugie... se continui così lo dirò a tuo padre... sei cattivo, non ti voglio bene... ma che non capisci?... sei sordo?... distratta come sua madre..."
Siamo seri?
Ciò che i nostri genitori, o chi si sia preso cura di noi, ci abbiano detto, si è necessariamente formato nella parte più solida della nostra identità. Poiché siamo noi adulti che nominiamo le cose come sono, per cui, ciò che diciamo è.
Il bambino piccolo non mette in discussione ciò che sente dire dai grandi. Può essere per lui doloroso o gratificante, però in tutti i casi, l'interpretazione degli adulti è assolutamente una certezza per il bambino che impara a conoscere il mondo attraverso il vetro degli adulti.
In questo senso, l'intenzione con cui parliamo con i bambini è molto importante. Se li amiamo veramente, sicuramente le nostre parole saranno cariche di sentimenti affettuosi e dolci. Però se siamo pieni di risentimento, secerneremo odio anche quando i bambini non c'entrano nulla.

E' vero che ci sono situazioni in cui i bambini si sbagliano o fanno qualcosa che non devono fare. Va bene. Una cosa è conversare su cosa "ha fatto" male, e un'altra cosa è che l'atto lo converta in qualcuno che "è" cattivo. Solamente il nostro rancore può confondere tra uno e l'altro. Se il bambino, dopo aver tanto sentito i suoi genitori dire sempre la stessa cosa, si convince di essere cattivo, rimarrà intrappolato in questo circuito dove "è", sempre che sia cattivo, e per essere tale, deve continuare a fare tutto ciò che faccia inquietare i suoi genitori. A questo punto ha perso tutta la speranza di essere amato senza condizioni.

Al bambino "eternamente cattivo agli occhi dei suoi genitori", sempre apparirà un altro individuo che sarà il personaggio opposto: "l'eternamente buono". A volte è qualcuno tanto vicino come il proprio fratello o sorella, o un'altra persona molto vicina alla famiglia. Là, in quel personaggio -non importa cosa faccia- ricadrà tutta l'ammirazione e sarà nominato dai genitori come qualcuno "buono, intelligente e sveglio". Questa è la prova evidente che non si tratta di ciò che uno è o fa, se non della necessità degli adulti di proiettare polarmente i nostri lati accettati ed i nostri lati vergognosi su altri individui, per non farci carico di chi siamo. Ed anche per dividere la vita da una parte in bianco e dell'altra in nero, in modo da avere una certa sensazione di chiarezza. Che ovviamente non è così.
Sembra che noi adulti abbiamo bisogno di mostrare tutto ciò che i bambini fanno di male, quanto inetti o goffi sono, per sentirci un po' più intelligenti. E' un paradosso, perché agendo in questa maniera, è ovvio che siamo incredibilmente stupidi.

Senza dubbio le cose sono più facili di quello che sembrano.
Dire ai bambini che sono belli, amati, benvenuti, adorati, generosi, nobili, belli, che sono la luce dei nostri occhi e l'allegria del nostro cuore; generiamo figli ancora più adorabili, sani, felici e ben disposti. E non c'è niente più di piacevole che vivere con bambini allegri, sicuri e pieni di amore.
Non c'è  nessun motivo per non prodigare parole colme di colori e sogni, a meno che non siamo inondati da rabbia e rancore.
E' possibile che le parole buone non appaiano nel nostro vocabolario, poiché mai le abbiamo ricevute nella nostra infanzia.
In questo caso, ci tocca impararle con tenacia e volontà. Se facciamo questo lavoro adesso, i nostri figli -quando saranno genitori- non dovranno imparare questa lezione, perché emergeranno dal loro interiore con totale naturalezza le parole più belle e le frasi più gratificanti verso i loro figli.
Queste catene di parole d'amore si perpetueranno di generazione in generazione, senza che i nostri nipoti e pronipoti se ne accorgeranno poiché faranno parte della loro genuina maniera di essere.

Sembra che la nostra generazione sia il cardine dell'evoluzione della società occidentale. A noi donne ci tocca imparare a lavorare e battagliare con il denaro. Ad essere autonome. Ci tocca imparare sulla nostra sessualità. A re-imparare ad essere madri, con parametri diversi da quelli delle nostre madri e nonne. E dobbiamo imparare ad amare. Per questo è possibile che sentiamo  che sia un' enorme sfida, oltre che molto lavoro, questo di crescere i nostri figli in una maniera diversa a quella con cui siamo state cresciute. E' vero. E' molto lavoro. Però lo stiamo risparmiando alla nostra discendenza. Pensiamo che sia una inversione per il futuro con con zero rischi. Da adesso in poi ... solo parole d'amore per i nostri figli!
Gridiamo al vento che li amiamo fino al cielo! E ancora più in alto. Sempre più in alto! 

Laura Gutman

2 commenti:

  1. com'è vero...!!! E quanto può aiutarci tenere presenti queste parole...Grazie mammartigiana! Sei tanto preziosa!

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    1. Infatti se pensiamo all'ottimo investimento questo può aiutarci ad avere bocche piene d'amore!
      Grazie a te bella di passare da queste parti...

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