martedì 30 aprile 2013

Una mamma spagnola scrive ...


Queste sono le parole di una mamma spagnola, scritte in un forum sul sonno dei bambini: qui il link per leggerlo in lingua originale. 

Traduzione a cura di Mamma Artigiana

Navigo per vari forum, con diverse filosofie. Leggo madri preoccupate perché i loro bambini non dormono, disperate per il pianto; altre che hanno paura che, se non insegnano autonomia ai loro bebè già da piccolini, poi saranno viziati e si convertiranno in tiranni. Alcune si sentono colpevoli per aver applicato certi metodi; altre raccontano orgogliose come riuscirono a far dormire i loro figli seguendo una tavola dei tempi. Paura dei capricci, delle conseguenze di determinate azioni "troppo" permissive. Discussioni, insulti, ognuna difende la propria idea e l'amore che sente per il proprio figlio. Tutti leggiamo molti libri di auto aiuto, adesso vanno di moda, lo vogliamo fare "bene".

Chiudo gli occhi e cerco di immaginarmi un bambino della guerra, o di un orfanotrofio.

Questi che non piangono più perché sanno che non c'è nessuno lì, soffrono la solitudine e la paura. Immagino che durante le notti, quando tutto è oscuro e si sentono le bombe che cadono, le grida del dolore, continuano in silenzio. Chissà non capiscono nulla, chissà né si aspettano che domani sia un giorno migliore. Ascolto il tremendo silenzio che deve invadere quelle stanze piene di bambini che ormai non sono più bambini; hanno smesso di esserlo da tempo, quando rimasero orfani o i loro genitori li abbandonarono perché non li volevano o perché non potevano offrire loro nulla. 

Penso a queste mamme africane abituate al fatto che i loro figli muoiano di AIDS. Piango per questi bambini che vedono morire le loro madri.

Apro gli occhi e "mi sveglio" da questo incubo. Mi ricordo, quando ero piccolina, che avevo molta paura durante i temporali. Per fortuna chiamavo i miei genitori e mia madre si sdraiava al mio lato per tutta la notte. Quando vedevo il telegiornale e parlavano delle guerre o degli incendi, avevo paura che ci fosse una guerra nel nostro paese o che si sarebbe bruciata la casa. Spesso ci pensavo quando ero a letto, sola. Allora uscivo correndo verso la stanza di mio fratello, o dei miei genitori e mi sdraiavo con loro. Ricordo che mia nonna diceva a mia madre che mi stava viziando, che io dovevo dormire nel mio letto ed affrontare le paure da sola.

Penso a mio figlio. Non voglio che abbia mai paura, anche se so che ne avrà. Non voglio che nell'oscurità smetta di chiamarmi per sete, o perché lo spaventano i fantasmi, o perché teme che ci cada un fulmine sulla casa. Qualcuno dirà che se lo inventa per tenermi lì, al lato suo. Che mi sta usando. Altri si complimenteranno con me per accudirlo a qualsiasi ora. Alcuni mi consiglieranno di lasciarlo lì, nell'oscurità e che gli spieghi che è impossibile che il fuoco della montagna arrivi fino a casa nostra. Altri mi incoraggeranno ad abbracciarlo, consolarlo e stargli accanto finché finisca il temporale.

Quanta fortuna abbiamo di stare dove siamo e che ciechi che siamo, che non vediamo ciò che succede più in là delle nostre frontiere. Non riesco ad immaginare queste mamme in guerra che lasciano piangere i loro figli per farli dormire, ma abbracciate a loro, consolando le loro paure e lamentandosi della morte dei loro cari. Mi fa male pensare a quel bambino che viene menato dai suoi genitori o insultato, che non gli danno da mangiare o non si occupano di lui perché non  gli vogliono bene. Questo bimbo un giorno riceverà una bastonata che lo porterà in ospedale e chissà più in alto, al cielo.

Perché avendo il privilegio di poter evitare la sofferenza nei nostri figli, ci impegniamo ad insegnar loro i bastoni che da la vita, sin da piccolini? Per caso non soffrirà quando sarà più grande? Perché li dobbiamo preparare ad essere indipendenti e a distrarsi da soli quando hanno appena pochi mesi di vita?

Concludo che siamo privilegiati per stare dove siamo, per avere quello che abbiamo. Ci è toccata una vita buona. Voglio ringraziare mio figlio per l'opportunità che mi ha dato di vedere la vita con altri occhi,  smettere di essere tanto egoista e valorizzare la fortuna che ho di poter godere della felicità al suo lato. Voglio dargli la grazia per svegliarmi durante le notti, per chiedere la mia presenza continuamente, per chiedermi di dormire in braccio. Per offrirmi la soddisfazione di saper calmare il suo pianto, di abbracciare il suo corpo nell'oscurità e baciare la sua testolina. So che nella maggior parte dei suo risvegli notturni ha bisogno solamente di sentire la mia mano sulla sua schiena, o che gli sussurri che lo amo, o che lo addormenti avvolgendolo. Ci saranno giorni complicati ed io mi innervosirò, magari di malumore perché sarò stanca. Però lui sa che io starò lì, non rimarrà con gli occhi aperti, nell'oscurità pensando a chissà che cosa.

Sono incapace di capire perché si deve lasciar piangere un bambino affinché si addormenti, quando l'unica cosa che impara un bebè è che sta lì solo, come i bimbi negli orfanotrofi. Non capisco perché in una società tanto avanzata, abbiamo bisogno di libri per sostituire l'istinto. Abbiamo bisogno ce ci dicano tutto il tempo come dobbiamo fare le cose per aver fiducia in noi stessi/e e sapere che lo stiamo facendo correttamente. E poiché lo scrivono gli esperti che sanno molto, noi ci crediamo e lo facciamo, sempre pensando che sia corretto e la cosa migliore. Ci convincono che se entriamo ogni certo tempo nella sua cameretta, nostro figli@ saprà che stiamo lì anche se abbiamo le braccia incrociate e ci neghiamo di prenderl@ in braccio. Questo signore si è dimenticato di citare il famoso studio dove si dimostrava che non c'era nessuna differenza tra entrare o meno nella stanza mentre il bebè piange per addormentarsi. Forse se lo è dimenticato. Questo che è medico e ne sa tanto.

Amiche ed amici miei, vi ringrazio per condividere con voi la quotidianità. La vostra esperienza e consigli mi hanno aiutato ad avere fiducia e soprattutto ad ascoltare. Ad ascoltare mio figlio.

Però soprattutto non dimenticatevi mai di ascoltare il vostro cuore. Lì sono tutte le risposte.

Non abbiate paura di ciò che diranno, delle minacce che ultimamente vanno di moda per poter vendere i libri. Se vi ascoltate ed ascoltate il vostro bebè, raramente vi sbaglierete. E se lo fare, perché è umano, per lo meno non avrete di che pentirvene. 

giovedì 25 aprile 2013

DAGLI IL LATTE OGNI SETTE GIRI DI CLESSIDRA!

Eh si, è proprio quello che sono solita dire alle mamme che mi chiedono: "ogni quanto tempo devo dargli la poppata?" Allora io mi domando se per caso gli egizi, i greci, i romani, o nel "recente" Medio Evo, si preoccupassero di allattare i propri figli leggendo la meridiana oppure contando i giri di clessidra.
O senza andare troppo in là con il tempo, non mi sembra che attualmente nei paesi sotto sviluppati, dove è difficile vedere una mamma con un orologio al polso, le mamme non sappiano quando allattare i propri figli.
La risposta ovviamente è no!

E allora perché le mamme moderne continuano a fare questa sciocca domanda?
Perché sono esageratamente influenzate da pediatri ignoranti che durante il loro corso di studi vedono solo bambini e bebè malati, non sani; non fanno esami universitari sull'allattamento materno, in neonatologia esistono solo incubatrici, biberon e poco si vedono mamme allattare i loro bebè prematuri, quindi non hanno sufficienti informazioni.

Inoltre è più facile dare numeri, piuttosto che "perdere tempo" appresso ad una puerpera con gli ormoni a mille, quasi isterica, che vede il suo bebè piangere tutto il tempo e non riuscire ad attaccarsi bene al seno.

Ecco che comincia la fatidica impresa della neo mamma: allattare il proprio bambino, e i numeri, tipo tombola, saltano fuori. Secondo l' OMS dovrebbe crescere circa dai 120 ai 150 grammi a settimana, di cui 20 g al dì. Allora la doppia pesata (esclusiva caratteristica delle mamme italiane), diventa il personaggio principale del puerperio e le mamme cominciano con il baby blues a meno di una settimana dal rientro dall'ospedale. Io poi, che odio la matematica, se l'avessi fatto sarei andata proprio ai matti.

Nell'utero non ci sono clessidre, orologi, cronometri; non ci sono chiavi, né lucchetti che aprono e chiudono il cordone ombelicale attraverso cui i bebè si nutrono, e allora perché una volta usciti dal mondo "placentato" dell'utero, dobbiamo dare ai nostri bebè inermi limiti di orario a cui non erano affatto abituati?
Lo stomaco di un bebè ha più o meno la misura del suo pugno: quanto liquido pensate che possa entrarci? Poco, e sapete che il latte materno è molto più facile da digerire di quello artificiale? Lo dice la parola stessa, non è naturale, è artificiale! Per cui il suo stomaco ha bisogno di essere riempito più frequentemente rispetto a quello di un adulto.

Voglio ancora aggiungere che spesso noi ci sediamo a tavola ma non terminiamo tutto ciò che abbiamo nel piatto, e poi magari dopo solamente un'ora dalla fine del pasto sentiamo un leggero languorino di un dolce, o di una frutta. Allora immediatamente soddisfiamo questo piccolo bisogno o semplice voglia di qualcosa da mettere sotto i denti ... ma non avevamo appena finito di mangiare? Studiamo, leggiamo o guardiamo la tv accompagnati da un bicchiere di succo di frutta o di acqua, ma non avevamo bevuto durante il pasto? eppure abbiamo sete!

Allora anche i bebè a volte mangiano, e quindi poppano più rigorosamente, altre volte bevono, ed altre fanno uno spuntino, non sempre devono necessariamente mangiare, per cui non sempre prendono la stessa quantità di latte ad ogni poppata.

Basta con le doppie pesate!!! Basta con gli orari scanditi, buttiamo via gli orologi, sdraiamoci o sediamoci sul letto, sul divano, mettiamoci comode e spogliamo i nostri seni presentandoli ai nostri cuccioli e doniamo loro questo alimento sacro che è il latte materno!

sabato 6 aprile 2013

Vaccinare si o no? ancora non so!

Lo scorso 15 aprile ho partecipato all'incontro sui vaccini organizzato dalla mia cara amica Mamma Pancia.
Ha fatto apertura all'incontro un interessante video intitolato Il Ragionevole Dubbio, potete vederlo e poi, una volta restati ti stucco resterete con il vostro dubbio, o con la certezza, se vaccinare o meno i vostri bebè.


Per quanto mi riguarda, assieme a mio marito, abbiamo deciso che per il momento non faremo iniettare nulla sulle cosciette del nostro piccolo di appena 6 mesetti.
Ovviamente la pediatra mi ha fatto firmare il dissenso informato, non perché lei mi abbia spiegato ed informato sui pro ed i contro dei vaccini, no, questo lo sto facendo da sola, anzi lei ha cercato di convincermi nel farli, ma stavolta, col secondo figlio, non ho ceduto.
Ci sono siti che informano sui vaccini:
www.comilva.org
www.vaccinareinformati.org

L'informazione è l'antidoto per l'ignoranza!!!