Visualizzazione post con etichetta fusione emozionale. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta fusione emozionale. Mostra tutti i post

domenica 26 ottobre 2014

"BESAME MUCHO" il libro che ha cominciato a cambiarmi la vita.

Come vi raccontavo qui Lidia mi prestò questo libro dal titolo piuttosto banale, mi ricordava quella canzone degli anni '40, ma già mi faceva capire qualcosa.
Cominciai immediatamente a leggerlo la sera stessa, sin dalle prime righe me ne appassionai.

sabato 18 ottobre 2014

A casa come va?

Arrivare a casa la sera è diventata una sfida
E’ diventata una routine il fatto di arrabbiarci ogni volta con i nostri figli? 
Ci invadono le stesse arrabbiature e non troviamo una via di uscita? 
Come poter organizzare una dinamica più tranquilla? 
Quando ci imponiamo delle sfide irraggiungibili e non riusciamo a colmare le nostre aspettative personali senza rendercene conto, sviamo queste speranze verso gli altri, convertendo in esigenze smisurate ciò che probabilmente noi stessi non siamo capaci di riconoscere.

Tutti speriamo che i nostri figli rispondano ai nostri desideri: che siano responsabili, che studino, che siano buoni, che rispondano con gentilezza, che aiutino in casa, che siano solidali, insomma che siano perfetti. Però queste aspettative sono tanto improbabili, quanto ridicole, non perché i bambini e gli adolescenti non possano essere possessori di queste qualità, ma perché essi non condividono l’importanza che noi diamo ad ognuna di queste supponibili virtù. Inoltre perché in molti casi neanche noi raggiungiamo questi livelli di eccellenza, puntualità e rettitudine.

Sviare le aspettative personali, generalmente in maniera non cosciente, significa che aspettiamo che gli altri facciano, comprendano, rispondano e agiscano secondo le nostre necessità. Se la nostra vita è caotica, è possibile che ossessioniamo con l’ordine in casa, pretendendo che i nostri figli ci soddisfino e sopratutto che sentano lo stesso che noi: la necessità di avere tutto sotto controllo.
Questo è l’inizio del conflitto: essi “non sentono” l’urgenza di avere i loro getti personali in ordine, invece noi “sentiamo” che se regna il caos in casa

lunedì 28 luglio 2014

MEI TAI ASIAN DESIGN AZZURRO

Realizzato diversi anni fa in Spagna, questo è uno dei miei primi modelli di mei tai.                                                                                                           Imbottiture sugli spallacci più corte, spallacci più stretti, fascia in vita alta 30 cm. 

domenica 8 giugno 2014

La nascita di Helena

Han pasado ya 5 años desde el nacimiento de mi princesita, y solamente ahora me pongo a escribir y contar como fue ese lindo parto que me dejo un signo dentro de mi, y  que jamas olvidare. Como ese milagro paso en España, lo voy a escribir  en español.

giovedì 8 maggio 2014

Te vas...


Te encontré en una tienda lejos de mi casa,te toque, te acaricié, te probé,te imaginé vistiendo una linda parejita.Te compre.Para llevarte conmigo en mi casa, al otro lado del océano, lejos de donde tu naciste.Te corté con cuidado y te cose con cariño, viéndote abrazar una mamá con su bebè.Ahora te estoy dejando,vas a viajar otra vezpara acariciar una linda mamáque quiere llevar a upa su nené,para darle seguridad y confianza.Buen viaje linda tela con vaquitas y flores y corazoncitos!




giovedì 13 febbraio 2014

Le coliche del lattante secondo il pediatra Raffaele D'Errico

 Questa è la bellissima lettera di un pediatra ai suoi lettori ed alle sue lettrici, scrive con il cuore in mano e merita essere letta tutta! qui il link

Oggi vorrei parlarvi di una cosa che mi sta molto a cuore. Mai come questa volta vorrei che questa lettera facesse il giro del mondo. 
Parlerò del pianto del neonato e delle famose “coliche del lattante” note anche come “coliche gassose” o “coliche dei primi tre mesi”.
Quello che tutti noi medici e non medici possiamo osservare è che il 50% dei neonati sani a termine comincia a presentare, a partire dal ventesimo giorno di vita (ma anche prima), delle crisi di pianto prolungate e apparentemente inspiegabili, che compaiono tipicamente nelle ore serali (fra il tardo pomeriggio e le prime ore della notte) e che spesso si protraggono nei primi 3-4 mesi per poi scomparire improvvisamente.
L’entità e la durata di questo fenomeno è molto variabile da lattante a lattante per cui ogni genitore racconterà la sua storia e proporrà mezzi terapeutici validati sul campo e ritenuti efficaci per aiutare o addirittura risolvere il problema.

lunedì 10 febbraio 2014

Sei triste??

Ancora esiste il mito che bambini e bambine siano felici, per il semplice fatto di essere nel pieno dell'infanzia.
Liberi dalle preoccupazioni che soffocano gli adulti, immaginiamo, e a volte rimpiangiamo questa tappa della vita, come un periodo di benessere e piacere, dove le nostre necessità erano soddisfatte e vivevamo solo per divertirci.
 L'infanzia è realmente un paradiso?
L'infanzia non è il riflesso di nessun paradiso terrestre. Crescere non è facile. Ci sono momenti di pienezza e benessere infantile, ma ci sono anche altri momenti di dolore propri dell'apprendimento relazionale e del processo psico-affettivo, che a volte non risulta essere tanto gratificante come si crede.

lunedì 6 gennaio 2014

MEI TAI CILLA DESIGN NERO

Questo mei tai, realizzato circa in 15 giorni, a cavallo tra le due feste di compleanno dei miei cuccioli, l'ho fatto davvero con tanto amore.
Mentre cucivo ero felice, seppur in pena perché un po' in ritardo rispetto ai miei tempi stabiliti di consegna. Tagliavo, misuravo, cucivo e pensavo a S.

lunedì 25 novembre 2013

Saggezza della natura... sapienza dei bambini. Sabiduria de la naturaleza... sapiencia de los niños.

La scorsa notte purtroppo non è stata molto tranquilla e riposante. Intorno alle 2 mio figlio di 13 mesi si è svegliato per una poppata, ma poi ha continuato a girarsi su se stesso, a prendere un seno, poi l'altro, e a strofinarsi continuamente il nasino.

venerdì 1 novembre 2013

Digli/dille che l@ ami!

Chiudiamo gli occhi e ricordiamo la cosa più bella che ci abbiano detto i nostri genitori: "principessa... re della casa... vita mia... sei un incanto... tesoro... cuoricino... amore mio... che bello... che intelligente..."
Stiamo sorridendo?

venerdì 21 giugno 2013

IL CONGELAMENTO DEL CORPO DELLE DONNE

Per comprendere la logica della nostra società basata sulla dominazione, osserviamo che il problema non sta nel bebè che non trova il corpo di sua madre al nascere, ma questa madre che non sente  -spontaneamente- affetto verso suo figlio. Questo è, dal mio punto di vista, il vero dramma della civilizzazione. Le donne, così come anche gli uomini, provengono da storie personali di abbandono, mancanza di contatto fisico, sguardi, disponibilità affettiva, tenerezza, latte o abbracci.
Quindi abbiamo imparato sin da subito a congelare

martedì 30 aprile 2013

Una mamma spagnola scrive ...


Queste sono le parole di una mamma spagnola, scritte in un forum sul sonno dei bambini: qui il link per leggerlo in lingua originale. 

Traduzione a cura di Mamma Artigiana

Navigo per vari forum, con diverse filosofie. Leggo madri preoccupate perché i loro bambini non dormono, disperate per il pianto; altre che hanno paura che, se non insegnano autonomia ai loro bebè già da piccolini, poi saranno viziati e si convertiranno in tiranni. Alcune si sentono colpevoli per aver applicato certi metodi; altre raccontano orgogliose come riuscirono a far dormire i loro figli seguendo una tavola dei tempi. Paura dei capricci, delle conseguenze di determinate azioni "troppo" permissive. Discussioni, insulti, ognuna difende la propria idea e l'amore che sente per il proprio figlio. Tutti leggiamo molti libri di auto aiuto, adesso vanno di moda, lo vogliamo fare "bene".

Chiudo gli occhi e cerco di immaginarmi un bambino della guerra, o di un orfanotrofio.

Questi che non piangono più perché sanno che non c'è nessuno lì, soffrono la solitudine e la paura. Immagino che durante le notti, quando tutto è oscuro e si sentono le bombe che cadono, le grida del dolore, continuano in silenzio. Chissà non capiscono nulla, chissà né si aspettano che domani sia un giorno migliore. Ascolto il tremendo silenzio che deve invadere quelle stanze piene di bambini che ormai non sono più bambini; hanno smesso di esserlo da tempo, quando rimasero orfani o i loro genitori li abbandonarono perché non li volevano o perché non potevano offrire loro nulla. 

Penso a queste mamme africane abituate al fatto che i loro figli muoiano di AIDS. Piango per questi bambini che vedono morire le loro madri.

Apro gli occhi e "mi sveglio" da questo incubo. Mi ricordo, quando ero piccolina, che avevo molta paura durante i temporali. Per fortuna chiamavo i miei genitori e mia madre si sdraiava al mio lato per tutta la notte. Quando vedevo il telegiornale e parlavano delle guerre o degli incendi, avevo paura che ci fosse una guerra nel nostro paese o che si sarebbe bruciata la casa. Spesso ci pensavo quando ero a letto, sola. Allora uscivo correndo verso la stanza di mio fratello, o dei miei genitori e mi sdraiavo con loro. Ricordo che mia nonna diceva a mia madre che mi stava viziando, che io dovevo dormire nel mio letto ed affrontare le paure da sola.

Penso a mio figlio. Non voglio che abbia mai paura, anche se so che ne avrà. Non voglio che nell'oscurità smetta di chiamarmi per sete, o perché lo spaventano i fantasmi, o perché teme che ci cada un fulmine sulla casa. Qualcuno dirà che se lo inventa per tenermi lì, al lato suo. Che mi sta usando. Altri si complimenteranno con me per accudirlo a qualsiasi ora. Alcuni mi consiglieranno di lasciarlo lì, nell'oscurità e che gli spieghi che è impossibile che il fuoco della montagna arrivi fino a casa nostra. Altri mi incoraggeranno ad abbracciarlo, consolarlo e stargli accanto finché finisca il temporale.

Quanta fortuna abbiamo di stare dove siamo e che ciechi che siamo, che non vediamo ciò che succede più in là delle nostre frontiere. Non riesco ad immaginare queste mamme in guerra che lasciano piangere i loro figli per farli dormire, ma abbracciate a loro, consolando le loro paure e lamentandosi della morte dei loro cari. Mi fa male pensare a quel bambino che viene menato dai suoi genitori o insultato, che non gli danno da mangiare o non si occupano di lui perché non  gli vogliono bene. Questo bimbo un giorno riceverà una bastonata che lo porterà in ospedale e chissà più in alto, al cielo.

Perché avendo il privilegio di poter evitare la sofferenza nei nostri figli, ci impegniamo ad insegnar loro i bastoni che da la vita, sin da piccolini? Per caso non soffrirà quando sarà più grande? Perché li dobbiamo preparare ad essere indipendenti e a distrarsi da soli quando hanno appena pochi mesi di vita?

Concludo che siamo privilegiati per stare dove siamo, per avere quello che abbiamo. Ci è toccata una vita buona. Voglio ringraziare mio figlio per l'opportunità che mi ha dato di vedere la vita con altri occhi,  smettere di essere tanto egoista e valorizzare la fortuna che ho di poter godere della felicità al suo lato. Voglio dargli la grazia per svegliarmi durante le notti, per chiedere la mia presenza continuamente, per chiedermi di dormire in braccio. Per offrirmi la soddisfazione di saper calmare il suo pianto, di abbracciare il suo corpo nell'oscurità e baciare la sua testolina. So che nella maggior parte dei suo risvegli notturni ha bisogno solamente di sentire la mia mano sulla sua schiena, o che gli sussurri che lo amo, o che lo addormenti avvolgendolo. Ci saranno giorni complicati ed io mi innervosirò, magari di malumore perché sarò stanca. Però lui sa che io starò lì, non rimarrà con gli occhi aperti, nell'oscurità pensando a chissà che cosa.

Sono incapace di capire perché si deve lasciar piangere un bambino affinché si addormenti, quando l'unica cosa che impara un bebè è che sta lì solo, come i bimbi negli orfanotrofi. Non capisco perché in una società tanto avanzata, abbiamo bisogno di libri per sostituire l'istinto. Abbiamo bisogno ce ci dicano tutto il tempo come dobbiamo fare le cose per aver fiducia in noi stessi/e e sapere che lo stiamo facendo correttamente. E poiché lo scrivono gli esperti che sanno molto, noi ci crediamo e lo facciamo, sempre pensando che sia corretto e la cosa migliore. Ci convincono che se entriamo ogni certo tempo nella sua cameretta, nostro figli@ saprà che stiamo lì anche se abbiamo le braccia incrociate e ci neghiamo di prenderl@ in braccio. Questo signore si è dimenticato di citare il famoso studio dove si dimostrava che non c'era nessuna differenza tra entrare o meno nella stanza mentre il bebè piange per addormentarsi. Forse se lo è dimenticato. Questo che è medico e ne sa tanto.

Amiche ed amici miei, vi ringrazio per condividere con voi la quotidianità. La vostra esperienza e consigli mi hanno aiutato ad avere fiducia e soprattutto ad ascoltare. Ad ascoltare mio figlio.

Però soprattutto non dimenticatevi mai di ascoltare il vostro cuore. Lì sono tutte le risposte.

Non abbiate paura di ciò che diranno, delle minacce che ultimamente vanno di moda per poter vendere i libri. Se vi ascoltate ed ascoltate il vostro bebè, raramente vi sbaglierete. E se lo fare, perché è umano, per lo meno non avrete di che pentirvene. 

giovedì 25 aprile 2013

DAGLI IL LATTE OGNI SETTE GIRI DI CLESSIDRA!

Eh si, è proprio quello che sono solita dire alle mamme che mi chiedono: "ogni quanto tempo devo dargli la poppata?" Allora io mi domando se per caso gli egizi, i greci, i romani, o nel "recente" Medio Evo, si preoccupassero di allattare i propri figli leggendo la meridiana oppure contando i giri di clessidra.
O senza andare troppo in là con il tempo, non mi sembra che attualmente nei paesi sotto sviluppati, dove è difficile vedere una mamma con un orologio al polso, le mamme non sappiano quando allattare i propri figli.
La risposta ovviamente è no!

E allora perché le mamme moderne continuano a fare questa sciocca domanda?
Perché sono esageratamente influenzate da pediatri ignoranti che durante il loro corso di studi vedono solo bambini e bebè malati, non sani; non fanno esami universitari sull'allattamento materno, in neonatologia esistono solo incubatrici, biberon e poco si vedono mamme allattare i loro bebè prematuri, quindi non hanno sufficienti informazioni.

Inoltre è più facile dare numeri, piuttosto che "perdere tempo" appresso ad una puerpera con gli ormoni a mille, quasi isterica, che vede il suo bebè piangere tutto il tempo e non riuscire ad attaccarsi bene al seno.

Ecco che comincia la fatidica impresa della neo mamma: allattare il proprio bambino, e i numeri, tipo tombola, saltano fuori. Secondo l' OMS dovrebbe crescere circa dai 120 ai 150 grammi a settimana, di cui 20 g al dì. Allora la doppia pesata (esclusiva caratteristica delle mamme italiane), diventa il personaggio principale del puerperio e le mamme cominciano con il baby blues a meno di una settimana dal rientro dall'ospedale. Io poi, che odio la matematica, se l'avessi fatto sarei andata proprio ai matti.

Nell'utero non ci sono clessidre, orologi, cronometri; non ci sono chiavi, né lucchetti che aprono e chiudono il cordone ombelicale attraverso cui i bebè si nutrono, e allora perché una volta usciti dal mondo "placentato" dell'utero, dobbiamo dare ai nostri bebè inermi limiti di orario a cui non erano affatto abituati?
Lo stomaco di un bebè ha più o meno la misura del suo pugno: quanto liquido pensate che possa entrarci? Poco, e sapete che il latte materno è molto più facile da digerire di quello artificiale? Lo dice la parola stessa, non è naturale, è artificiale! Per cui il suo stomaco ha bisogno di essere riempito più frequentemente rispetto a quello di un adulto.

Voglio ancora aggiungere che spesso noi ci sediamo a tavola ma non terminiamo tutto ciò che abbiamo nel piatto, e poi magari dopo solamente un'ora dalla fine del pasto sentiamo un leggero languorino di un dolce, o di una frutta. Allora immediatamente soddisfiamo questo piccolo bisogno o semplice voglia di qualcosa da mettere sotto i denti ... ma non avevamo appena finito di mangiare? Studiamo, leggiamo o guardiamo la tv accompagnati da un bicchiere di succo di frutta o di acqua, ma non avevamo bevuto durante il pasto? eppure abbiamo sete!

Allora anche i bebè a volte mangiano, e quindi poppano più rigorosamente, altre volte bevono, ed altre fanno uno spuntino, non sempre devono necessariamente mangiare, per cui non sempre prendono la stessa quantità di latte ad ogni poppata.

Basta con le doppie pesate!!! Basta con gli orari scanditi, buttiamo via gli orologi, sdraiamoci o sediamoci sul letto, sul divano, mettiamoci comode e spogliamo i nostri seni presentandoli ai nostri cuccioli e doniamo loro questo alimento sacro che è il latte materno!

venerdì 25 gennaio 2013

Arrivare a casa con un bebè appena nato (parte 2)

Trovare la persona adeguata che ci sostenga durante il primo periodo in casa non è facile.
Deve essere capace di osservarci senza giudicarci, e poter "uscire di scena" per agire solo come "facilitatore" del vincolo che stiamo creando tra madre e figlio. Non importa che facciamo le cose per bene, l'importante è che abbiamo il "via libera" per l'incontro con il nostro essere più profondo, per cui con l'esserino che è appena nato. 
Le persone che ci sono accanto devono avere fiducia nel fatto che ogni relazione incontrerà la sua modalità, e possono aiutarci dicendoci che se ascoltiamo i messaggi dell'anima e seguiamo il nostro più intimo credo, troveremo il modo per incontrarci con nostro figlio.
 Queste persone sostenitrici devono compiere il ruolo di protettori del duetto e allo stesso tempo di guardiani. La contraddizione appare quando le persone a noi più vicine, e a volte il nostro partner, si converte in nemico dentro casa.
Per paura, o per mancanza di conoscenze, o per seguire ragioni esterne per non sbagliare, non credono alla naturalezza con cui ognuna di noi connette con il bebè,

sabato 1 settembre 2012

Arrivare a casa con un bebè appena nato (parte I)

Una volta superata la maggiore "scena temuta" che si è accaparrata la nostra attenzione durante vari mesi, cioè una volta che siamo passate per il parto, e secondo le gentili attenzioni o i maltrattamenti che abbiamo ricevuto, e la qualità dell'incontro che siamo riuscite a sperimentare con il nostro bebè, apparirà la seguente "scena temuta", che è il ritorno a casa. Ci troveremo con un bebè in braccio e un infinita lista di consigli dei medici e di altre persone. Ma la grande domanda che ci poniamo è: cosa farò con questo piccolino quando non riusciremo a calmarlo e non abbiamo nessuno di fiducia a cui chiedere aiuto?

Se siamo al primo figlio vale la pena sapere che "il peggio" non è il parto, ma quello che viene dopo! E non dico per incutere terrore, anzi al contrario perché possiamo prevedere che l'assistenza fisica ed emozionale è imprescindibile durante il puerperio!

Una madre non dovrebbe mai essere sola con un bebè in braccio. Tutte le madri puerpere hanno bisogno di compagnia e sostegno per sommergersi nelle sensazioni oniriche della fusione emozionale con il bebè.

Oggi giorno, soprattutto nelle grandi città, non si conta con una comunità di donne che ci sostenga, ci aiuti, e ci avvicini alla conoscenza e all'esperienza delle donne anziane.A volte non contiamo neanche sulle nostre sorelle o zie, o semplicemente non le consideriamo delle referenti valide all'interno delle nostre ricerche personali.

Che tipo di compagnia abbiamo bisogno? Sicuramente la presenza

martedì 3 luglio 2012

Indipendenza dei figli

Oggi ci trovavamo ad una festa del quartiere per inaugurare due nuove attività: organizzazioni eventi e cerimonie e catering con torte e dolcetti fantasia.
Per intrattenere i bambini è stato chiamato un mago che faceva giochi con le bolle di sapone.
Erano lì in prima fila ad assistere allo spettacolo, seduti a terra, tutti i bambini, mentre noi adulti restavamo alle loro spalle. Durante lo spettacolo mi sono avvicinata a mia figlia di 3 anni e mezzo che, stando seduta a terra con un semplice vestitino, poteva avere fastidio sulle cosciette o addirittura sul sederino, e le ho offerto un fazzoletto per accomodarcisi sopra. Dopo essersi sistemata, e vedendomi ancora là dietro di lei ad accertarmi che stesse bene, mi ha palesemente detto: "mamma vai là, io voglio vedere il mago, qui ci sono i bambini e là le mamme!".



Per un attimo non ho creduto alle mie orecchie: mai mia figlia mi ha detto una cosa simile! mai ha richiesto il mio distacco da lei, tutt'altro, sempre mi ha voluta vicina!!! Fino a pochi mesi fa era aggrappata alle mie braccia come uno scimpanzé bebè alla sua mamma.
Penso che con oggi,e forse anche con altri piccoli accenni precedenti, stia cominciando quella fase di indipendenza e distacco sicuro, che arriverà un giorno in cui mi dirà: mamma io vado via di casa!
Fondamentale è per me che lei sappia sempre che, ogni volta che volgerà lo sguardo, io sarò sempre lì ad appoggiarla e sorreggerla in ogni sua scelta e pronta ad aiutarla se ne avesse bisogno.
La maternità non finisce mai!!!

venerdì 15 giugno 2012

I bambini ed il diritto alla verità: la verità è liberatrice e apporta fiducia

Facilitare i vincoli
Può risultare un compito difficile dare permanentemente spiegazioni ai bambini, senza dubbio però facilita i vincoli. Poco a poco converte i bambini in esseri che accompagnano con fluidità le decisioni e le necessità dei genitori, poiché ne capiscono il senso. Con il passar del tempo le spiegazioni saranno più corte e precise, dal momento che il bambino comprenderà i concetti di tempo e di spazio. Il bebè ha bisogno ogni giorno delle parole della madre che servono da intermediarie in assenza o di fronte ad ogni situazione nuova. Infatti un bambino di tre anni che gestisce spigliatamente il linguaggio verbale, "già sa" che quando la madre dice "vado a lavorare", ha tutto il senso che gli è stato dato con molte parole piene di significato durante questi tre anni.

Alla ricerca della propria verità
La verità sempre va preceduta dalla parola "io". Perché la verità è personale, corrisponde a ciò che mi succede, quello che sento, quello che desidero.

martedì 12 giugno 2012

I bambini ed il diritto alla verità: la verità interna

La Verità interna
L'amore è il centro della nostra vita, e la verità è l'asse della comunicazione. Di fatti "parlare con il cuore" è dire la verità interna. La verità interna trasmette ciò che mi succede, ciò che sento, che desidero, che temo.
Se siamo capaci di guardarci dentro senza pregiudizi, se ci connettiamo semplicemente con ciò che ci succede, senza valutarlo come buono o cattivo, allora ci staremo relazionando con la nostra verità interna, che è l'espressione dell'anima.

domenica 10 giugno 2012

I bambini ed il diritto alla verità: la verità esterna.


Tutti gli esseri umani hanno la stessa capacità di comprensione dal primo giorno del concepimento fino al giorno della morte.
Lo disse molti anni fa la pediatra e psicoanalista  francese Francoise Dolto. La comprensione non deve essere dimostrata con una risposta verbale, infatti i bambini piccoli non possono utilizzare il linguaggio verbale, ma questo non significa che no lo comprendano.


La verità esterna
Perché è necessario parlar loro? Perché la verità concreta, detta con parole organizza la comprensione dei bambini e costruisce la struttura emozionale del sostenuta dalla logica.
Le parole con senso logico sono mediatrici tra i bambini ed il mondo. A differenza di degli adulti